In origine questi martiri erano stati deposti entro semplici loculi aperti sulle superfici parietali, assolutamente indistinti rispetto a quelli degli altri fedeli ai quali contestualmente era data sepoltura nei medesimi vani; è con il tempo che l’interesse cultuale portò ad una valorizzazione monumentale di tali organismi sepolcrali, i quali vennero impreziositi mediante l’affissione di lastre marmoree e di elementi architettonici che segnalavano in modo incontrovertibile la presenza delle tombe venerate.
Le più consistenti opere di ornamentazione si collocano durante il pontificato di Damaso (366-384). Questo papa intraprese, infatti, in tutte le necropoli del suburbio romano interessate da sepolture martiriali, un ampio e completo progetto di potenziamento del culto mediante l’abbellimento delle strutture funerarie, al fine di garantire il diretto controllo della Chiesa sul fenomeno della devozione e del pellegrinaggio; su ogni tomba venerata egli fece apporre lastre marmoree con elogi in versi, spesso allusivi alle vicende del martirio, incisi in una splendida grafia in lettere capitali vicina alla tradizione classica, che Damaso faceva realizzare al suo segretario Furio Dionisio Filocalo, dal quale tale scrittura su marmo assume la definizione di “filocaliana”. Sulla parete occupata dai loculi di Felicissimo e Agapito il pontefice collocò un’iscrizione, rinvenuta nel 1927 durante la demolizione del pavimento della chiesa di s. Nicola de’ Cesarini e ora affissa su un lato del settore Ovest della spelunca magna, che ricordava chiaramente come i due diaconi avessero subito il martirio con il papa Sisto II, del quale essi “imitarono la fede e il merito” e, sotto la sua guida, “meritarono il trionfo di Cristo”, cioè la palma della vittoria sulla morte ottenuta attraverso il sacrificio della vita. Ai lati della lastra Damaso fece apporre due colonnine reggenti un architrave, elementi di cui restano le impronte nelle murature giustapposte al prospetto sepolcrale e attraverso i quali si voleva probabilmente suggerire l’idea di un ciborio, allusivo alla celebrazione proprio “sui corpi” santi.Descrizione: tomba/corpo Entrata in uso: nell’anno 258 Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile
L’arco di attività del santuario si individua tra la prima attestazione di culto segnalato dalla Depositio martyrum del catalogo del 354 e la fine del IX secolo, epoca nella quale si pone la stesura dell’Itinerario di Einsiedeln, il documento più tardo nel quale il santuario è ricordato. Non si hanno invece notizie attendibili su una quanto mai probabile traslazione di reliquie in edifici intramuranei.
Non si comprende perchè i due diaconi di papa Sisto II, martirizzati con il pontefice nell’area della catacomba di Callisto durante una celebrazione liturgica, non siano poi stati sepolti con il papa appunto nel cimitero della Chiesa sulla via Appia.
Viale della Venezia Giulia, 21, 00177 Roma, Italy
Santi Felicissimo e Agapito
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