Santi Cosma e Damiano

L’edificio mostra molteplici stili architettonici frutto di numerosi e importanti interventi di restauro che hanno modificato radicalmente l’originaria struttura. Tale circostanza rende improbabile stabilire quale fosse in origine la configurazione architettonica della chiesa, anche perchè i libri di amministrazione, sebbene riportino annualmente voci di spesa riguardanti interventi riparatori sulle strutture, non attestano alcuna opera di restauro radicale. In ogni caso, l’edificio attuale, a pianta quadrilatera, dotato di strutture murarie robuste, con interno a navata unica e volta a botte, si configura con gli stilemi propri dell’architettura campestre conservando e mostrando in maniera preponderante gli elementi e i caratteri tipici dell’impianto seicentesco. La chiesa, sulle cui pareti esterne sono addossate una fila di logge, si situa in posizione mediana rispetto al perimetro ellittico descritto dalle sessanta cumbessias monocellulari e su un unico piano che la circondano. Tale perimentro risulta interrotto da due ingressi che si aprono ai lati opposti, frontalmente, seguendo l’asse longitudinale dell’edificio chiesastico. Poichè sono rivolti rispettivamente verso Mamoiada e verso Gavoi, sono chiamati la porta di Mamoiada e la porta di Gavoi, e i pellegrini che giungono al santuario da queste due località e dalle zone circostanti non utilizzano lo stesso ingresso del santuario.Descrizione: Si tratta di due simulacri di medie dimensioni, circa un metro d’altezza, collocati nella nicchia che sovrasta l’altare. I due personaggi sono rappresentati con volto austero e gote barbute, sono abbigliati con copricapo, veste e calzari di foggia orientale ed esibiscono nel proprio basamento la seguente iscrizione: S. Cosma ex legato R.di Sebastiani Casula / olim rectoris de Mamojada / haeredes fieri fecerunt. (N.B. la statua compagna ripete in modo identico le stesse parole, modificando, naturalmente l’intestazione, che è S. Damianus. Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Pareti interne della chiesa, presbiterio, sacrestia. Note sulla raccolta: Chi custodisce gli oggetti, peraltro pochi per numero e tipologia, non ne consente la visione diretta, di conseguenza è impossibile dare indicazioni temporali sugli stessi. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari, Altro Conservazione attuale: Parrocchia.

Non esiste documentazione che attesti il periodo di costruzione del santuario, tuttavia si ritiene che sia stato costruito in epoca assai remota, sia perchè nella struttura sussistono ancora elementi architettonici di epoca altomedioevale, sia perchè il culto dei due santi è di tradizione bizantina. Le forme architettoniche attuali del santuario sono però risalenti al XVII secolo. La popolazione locale suole mettere in relazione l’edificazione della chiesa di san Cosimo con quella di Sa Itria di Gavoi. E’ bene rammentare che i due santuari sorgono, uno di fronte all’altro, su due elevazioni collinose prospicenti e distanti l’una dall’altra poche centinaia di metri, presso il confine dei rispettivi ambiti comunali. Nella fattispecie, si crede che uno dei due edifici sia sorto per emulare e contrastare l’altro, come se gli abitanti dei due paesi fossero stati mossi da spirito di competizione. Accanto a questa tradizione popolare, è comunque possibile identificare alcuni elementi comuni ai due luoghi di culto: entrambi i santuari affondano la propria origine nel medioevo; entrambi sono sorti in luoghi caratterizzati dall’esistenza di culti precristiani; la venerazione per la Madonna dell’Itria e per i santi Cosimo e Damiano appartengono alla tradizione religiosa della chiesa greco-bizantina; una localizzazione geografica pressochè identica, in quanto si tratta dei due santuari di confine (infatti la porzione di territorio che si estende attorno ad essi accoglie i limiti comunali dei paesi di Mamoiada, Gavoi, Ollolai) che sorgono su due rilievi collinosi così da dominare sulla pianura circostante. Il testo della tradizione leggendaria, presentato in forma bilingue, è riportato nell’opera di Raiamondo Bonu Mamoiada, paese della Sardegna centrale, nella sezione riservata alla lingua parlata del paese, con il titolo Le api di Mamoiada. La leggenda compare come tradizione scritta per la prima e unica volta nel testo del Bonu, pur avendo una remota e ampia diffusione orale tra la popolazione locale in quanto spiega e giustifica la condizione di povertà di un rione del popolato. 20/08/1946: concessione di cento giorni di indulgenza; 2000: concessione dell’indulgenza giubilare durante i giorni della novena. Mons. Felice Beccaro, vescovo di Nuoro, il 20 agosto 1946 concesse cento giorni di indulgenza a tutti coloro che avessero frequentato la novena o avessero visitato il santuario. In occasione del giubileo del 2000, il santuario è stato dichiarato santuario giubilare, con la possibilità dunque per i fedeli di lucrare le indulgenze durante i giorni della novena. Dalla documentazione consultata rileviamo che il santuario è stato sempre sottoposto alla giurisdizione della parrocchiale momoiadina. Riguardo i riferimenti cronologici, si rimanda alla più remota attestazione documentaria dell’esistenza della chiesa. Si tratta di un comitato di ambosessi retto da un priore, di nomina annuale. Si occupa dell’organizzazione della festa e della manutenzione dell’intero complesso culturale. Nel periodo indicato l’amministrazione del santuario è curata ora dal parroco ora da laici (più spesso). L’organizzazione della festa è invece sempre in mano a questi ultimi. Per ben ventritre anni consecutivi tale istituto fu gestito direttamente da una sola persona, tal Don Giovanni Tolu, con atteggiamenti sovente dittatoriali, con una amministrazione poco rigorosa e tendente a non riconoscere l’autorità religiosa locale. Per questi motivi fu sovente redarguito e ammonito personalmente dal vescovo. Tale personaggio aveva in carico la cura materiale del santuario, l’amministrazione dei suoi beni, l’organizzazione della festa. La data più remota indicata è attestata documentariamente. Dal volume di amministrazione apprendiamo che è lo stesso rettore di Mamoiada, don Antonio Satta, che si occupa della cura e dell’amministrazione del santuario nonchè di rendicontare entrate e uscite. Lo stesso libro ci informa dell’esistenza della festa, ma non è esplicito nell’indicare chi se ne fa carico fra parroco e laici. E’ presumibile che siano questi ultimi, perchè così sarà documetato negli anni successivi.

08024 Mamoiada NU, Italy


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