Santa Maria della Pietà

Il santuario sorse su progetto di Gherardo Mechini, l’architetto che agli inizi del Seicento aveva progettato Santa Maria della Fonte Nuona a Monsummano Terme. Con l’arrivo dei carmelitani, nel 1699, fu costruito anche un convento ampliato nel primo quarto del ‘700. Dal 1818 con la definitiva partenza dei frati, il convento ospitò un orfanotrofio, quest’ultimo dal 1970 è adibito a casa di riposo per anziani. Gherardo Mechini realizzò un edificio pienamente rispondente alle necessità liturgiche della chiesa conmtroriformata: l’edificio ha il caratteristico impianto a croce latina, ad aula unica, coro a terminazione rettilinea e tetto a capanna. Il loggiato si articola in cinque campate su tutti i tre lati ed è coperto da volte a vela (omaggio esplicito all’architettura brunelleschiana e sangallesca) in facciata segue un ritmo identico a quello del santuario di Montemarciano e della Madonna del Pozzo di Empoli (ABBBA in facciata e ACCCC sui lati). Si ripropone il bugnato liscio a corsi di lunghezza diversa a sottolineare gli spigoli della scatola muraria, e due finestre ai lati del portone d’ingresso. Gli elementi decorativi si risolvono nella consueta bicromia intonaco-pietra serena, tipica del linguaggio architettonico in Toscana da Cosimo I a Ferdinando I. Interessante è la soluzione della parete di fondo, da confrontarsi con quella del santuario di Pietracupa e che ha precedenti nell’oratorio di San Nicola di Bari in Via Pandolfini (Giambologna 1551) e nella cappella dei Vanchettoni (Nigetti 1602) entrambi a Firenze: un arco trionfale traforato da porte e finestre, dove al centro si trova l’altar maggiore: su quest’ultimo -realizzato in pietre dure policrome da Giovan Battista Cennini e Pier Maria Ciottoli (1625)- è collocato l’affresco trecentesco della Madonna del Pesce.Descrizione: Immagine della Vergine con il Bambino, opera trecentesca attribuita al fiorentino Ponsi (1351-1371) e più volte ridipinta. Entrata in uso: nell’anno 1616 Epifania: La Madonna raffigurata nell’affresco venerato pianse nella notte del 26.4.1616. Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: Originariamente adornavano l’immagine sacra. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria Conservazione attuale: Gli ex voto sono scomparsi, ne restituiscono la memoria le immagini e le illustrazioni seicentesche relative al santuario.
Relativi al solo anno 1616.
Il 3.6.1617 la S. Congregazione dei Riti permetteva la venerazione dell’immagine che all’epoca si trovava nel tabernacolo detto del Pesce che prendeva tale denominazione dal toponimo locale. Il tabernacolo si trovava lungo la strada che uscendo da Porta Mercatale conduceva al convento dei Cappuccini. Il prodigio era avvenuto il 26.4.1616. Pubblicata in Bianchini, Notizie Istoriche intorno alla Sacratissima Cintola di Maria Vergine, Prato 1722. La leggenda di fondazione narra che la notte del 26 aprile 1616 il cappuccino padre Iacopo da Chianciano, nel suo convento della Calvana, poco distante dal santuario, si svegliò di notte e, credecndo che fosse tempo di andare nel coro, si affacciò alla finestra del dormitorio e vide sul tabernacolo che conteneva l’affresco mariano, una luce triangolare. Quella luce fu vista anche da alcuni viandanti che transitavano sulla strada che conduceva da Prato a Firenze. L’immagine della Vergine nel tabernacolo fu vista aprire e chiudere gli occhi e piangere. Questa scheda è stata compilata da Virginia Barni e da Emanuela Ferretti. La giurisdizione fu decisa dalla Sacra Congregazione dei Riti a seguito di vertenze tra vari esponenti del clero locale. Infatti il proposto della Pieve di Snto Stefano, Filippo Salviati, si scontrò con il vescovo di Pistia Alessandro Caccia perchè pretendeva la piena giurisdizione sul santuario. La Sacra Congregazione dei Riti accordò la giurisdizione al Proposto della Pieve. La giurisdizione divenne vescovile allorché la Pieve Santo Stefano fu elevata a rango di chiesa cattedrale nel 1653. I carmelitani officiarono il santuario fino al 1786, anno in cui furono espulsi per volontà del Vescovo Scipione de’ Ricci. Tuttavia i carmelitani tornarono nel 1792 e rimasero nel santuario fino al 1818. Dal 1818 il santuario è curato dal clero secolare. Gli Operai della Fabbrica, con le numerose offerte dei devoti, crearono un fondo per il mantenimento dell’edificio e il sostentamento del clero competente. Furono depositati al Monte di Pietà di Firenze circa 4000 scudi, che furono investiti per mantenere quattro sacerdoti. Ma nel 1645 il Monte di Pietà fallì, così fu mantenuto un solo sacerdote.

59100 Prato, Province of Prato, Italy


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