Santa Maria della Libera

Nel 1851 iniziarono i lavori di una costruzione ancora più ampia, che terminarono per la maggior parte nel 1865. Nei primi decenni del Novecento fu completata la facciata. Il nuovo ed attuale santuario, di dimensioni imponenti, ha una facciata in stile neoclassico, su cui fanno bella mostra le monumentali statue collocate nel 1911. L’interno ha un aspetto maestoso e solenne, dalla ricca e sontuosa decorazione con stucchi e rifiniture in oro zecchino, marmi sui pilastri.Descrizione: L’affresco, che reca in calce un’iscrizione con la data del 1540, raffigura una Madonna del Popolo con il manto sollevato da due angeli, sotto il quale si rifugia una folla in preghiera. Già rimaneggiato nel Settecento, nel 1855 fu restaurato, ma si trattò di una ridipintura: infatti all’antica Madonna fu sovrapposta un’altra di gusto ottocentesco, come dimostra una seconda iscrizione. Attualmente è conservato in una delle cappelle laterali. Molte donne della zona parlano di un velo della Madonna venerato in passato, di cui però non esistono più tracce, notizia questa riferita anche dalla studiosa Enrichetta Santilli, nota per aver curato una guida storico-artistica di Pratola. Entrata in uso: nell’anno 1540 Epifania: Affresco della Madonna Immagine: Dipinto Reliquia: Tessuto Luogo: Altro Descrizione: Viene impiegata nei rituali anche una statua che ritrae la Vergine con le braccia in atto di preghiera e lo sguardo rivolto al cielo. Il simulacro poggia su un piedistallo barocco in legno dorato e traforato con motivi floreali diversi e cartella centrale. La Vergine ha sul capo riccioli veri, capelli donati negli anni ’60 dalle fanciulle locali, per sostituire la vecchia parrucca. Gli abiti color porpora e azzurro, sontuosi e ricchi di ricami in fili d’oro, ricoprono un’impalcatura di legno ai cui piedi sono due cherubini scolpiti a tutto tondo. Nel corso degli anni i fedeli per devozione l’hanno ricoperta di gioielli. Alla fine del secolo scorso la veste fu sostituita da un’altra, sempre ricamata in oro da una nobile monaca sulmonese. Quella attuale, insieme al manto, è stata donata alla Vergine nel 1977. Per quanto riguarda l’origine di questa statua, si tramandano due diverse storie: la prima vuole che sia stata donata dai frati Celestini della Badia Morronese di Santo Spirito, la seconda dice che invece sia stata costruita dai Francescani a modello dell’immagine dell’affresco. Certamente nel 1741 fu consacrata e trasportata con solenne processione dalla chiesetta della Madonna della Neve al santuario della Madonna della Libera. Entrata in uso: nell’anno 1741 Immagine: Statua Reliquia: Altra Luogo: Altro
Ubicazione originaria del Santuario: In sagrestia Note sulla raccolta: Molti erano in passato gli ex voto: costituiti inizialmente da grano poi da monili d’oro che avevano formato un cospicuo tesoro. In seguito grucce e tavole dipinte. Purtroppo oggi per alterne vicende sono spariti quasi tutti e l’oro è stato trafugato dai ladri. Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Oggetti di oreficeria, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari Conservazione attuale: Oggi gli ex voto sono andati quasi tutti perduti: ne restano solo pochi, per lo più cuoricini, conservati in una rientranza protetta da una finestrella, proprio sotto la nicchia dove si trova la statua. Un quadretto, conservato nel Loco Pio di Sant’Antonio, è custodito gelosamente dalla Confraternita. Infine i gioielli, antichi e nuovi, che sono stati donati alla Madonna dopo i furti subìti dal santuario, sono conservati dai padri Maristi in un luogo sicuro, ed utilizzati solo il giorno della festa per ornare la statua. Il manto prezioso, che indossa oggi il simulacro, è un ex-voto donato nel 1977. Rinvio a pubblicazioni o descrizioni a stampa: Un’ampia descrizione viene fornita da (Petrella in La Madonna di Pratola Peligna Ars Grafica Vivarelli (1998))
I miracoli sono riportati oralmente dalla tradizione popolare.
L’anno 1540 risulta da un’iscrizione in calce all’affresco miracoloso.Una bolla di Clemente III del 1188 menziona tra le altre chiese,una certa Santa Maria in Pratula, ma non ci sono attestazioni riferibili all’attuale santuario. Nel 1921 con Decreto d’Interdizione della Santa Sede, il santuario fu chiuso e riaperto nel 1923. La leggenda, risalente al XV° secolo, narra che un uomo, contagiato dalla terribile epidemia di peste che stava mietendo vittime in tutto il paese, si fosse rifugiato in una chiesa diroccata per morire in un luogo sacro. Durante la notte gli era apparsa in sogno una donna bellissima con un manto celeste, che lo aveva esortato a tornare in paese perchè il morbo contagioso era ormai scomparso. La mattina, Fortunato, così si chiamava l’uomo, aveva trovato sotto le macerie ed i sassi un’immagine della Vergine con le mani giunte, in atto di proteggere sotto il suo manto coloro che a Lei, si rivolgevano in preghiera. Il racconto del sogno e la vista della sacra immagine avevano subito riaccesa la fede dei superstiti, che si erano rivolti a lei affinché li liberasse dalla malattia. Prodigiosamente, da quel momento la popolazione era salva. Poi la gente si era data da fare per trasportare in paese l’affresco miracoloso: l’aveva incorniciato e caricato su un carro, e si era avviata verso l’abitato. A un certo punto i buoi si erano fermati e non avevano più voluto proseguire: era un chiaro segno che la Vergine voleva restare lì, alle prime case di Pratola e lì era stata edificata la prima cappella. Dopo alterne vicende per contendersi l’amministrazione del santuario, la Santa Sede il 22.7.1921 emanò un Decreto di Interdizione con cui sciolse anche la Confraternita del Santissimo Sacramento. Tale provvedimento non fu però rispettato dai laici che nel 1922 celebrarono la festa della Madonna della Libera con il solo rito civile. I contrasti continuarono fino alla vigilia della nuova festa del 1923. Alla vigilia della festa mariana del 1923, la Confraternita del Santissimo Sacramento fece atto di sottomissione, riconsegnando le chiavi del santuario alle autorità ecclesiastiche che provvidero alla riapertura dello stesso. L’anno dopo, nel primo pomeriggio del giorno 14 agosto, fecero ingresso a Pratola padre Giuseppe Gennaro, rettore Bertola e padre Quarello che, quali rappresentanti dei Padri Maristi, presero possesso del santuario e della parrocchia. Il santuario nel 1999 è stato designato chiesa giubilare per ottenere il dono dell’Indulgenza Plenaria. Nel 1873 il vescovo Tobia Petroni trasferì la sede della parrocchia dalla chiesa di San Pietro Celestino al santuario della Madonna della Libera scatenando la reazione della Confraternita laica del Santissimo Sacramento. In quell’anno la Congregazione dei frati Maristi presero possesso del santuario e della parrocchia.

Vico Santacroce, 3, 67035 Pratola Peligna AQ, Italy


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