Santa Maria del Monte

La cappella, originariamente di dimensioni più piccole, a partire dal 1851 subì radicali interventi di ampliamento. Nell’attuale edificio, una navata unica anticamente chiusa da un’abside, si evidenzia infatti il sovrapporsi di una ricostruzione ottocentesca ad un impianto più antico risalente ad epoca tardomedievale o ai secoli XVI-XVII, leggibile nella stratificazione muraria fino a circa tre ml da terra. L’esterno dell’abside conserva ulteriori testimonianze della fase tardomedievale leggibili nei resti di alcune monofore. Nella controfacciata dell’abside un’ epigrafe posta all’interno sulla porta d’ingresso attesta al 1856 l’anno in cui i lavori di rifacimento ebbero termine: «D.O.M./ Joannes B. Grezzi / Fecit / A.. D. MDCCCLVI». In tale occasione sarebbero state sollevate le mura e realizzate le volte. La cappella sarebbe stata nuovamente restaurata nel 1907. L’attuale chiesa si presenta a navata unica coperta a botte. L’aula conserva un solo altare che precede l’abside, attualmente tompagnata ma ancora perfettamente leggibile dall’esterno. Una serie di contrafforti lungo i lati longitudinali testimoniano interventi di consolidamento realizzati a presidio delle strutture antiche. Sulla facciata principale, l’ingresso è segnato da un portale circoscritto da due leggere lesene e sovrastato da una piccola nicchia contenente una statuetta della Vergine. La facciata è coronata da un timpano con andamento ad arco ribassato e da un piccolo campanile a vela.Descrizione: Statua in pietra dipinta del secolo XVII di ignoto autore locale, raffigurante la Vergine seduta e con le ginocchia allargate. Sul ginocchio destro siede il Bambino con il globo crucifero sorretto dalla mano destra. Le vesti della Madonna sono rosse e decorate da racemi dorati. Si tratta di un manufatto di fattura popolareggiante, realizzato su commissione di Antonio Niccolò Lavecchia e moglie. Una replica è costituita dalla statua in legno ad uso processionale, acquistata nel 1859 e realizzata a Napoli dallo scultore Francesco Biancardi. La Madonna è raffigurata in piedi e con il Bambino sorretto dal braccio destro, mentre la mano sinistra regge il globo crucifero. Il manto copre il capo e tutta la statua mentre la tunica, orlata d’oro, è dipinta in rosa antico. Evidenti sono le tracce di ridipintura. Entrata in uso: tra l’anno 1600 e l’anno 1699 Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Sconosciuta. Note sulla raccolta: Attualmente si tratta solo di oggetti di oreficeria appesi alla statua nel giorno della festa e poi conservati dal parroco. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria

Allo stato attuale delle ricerche non esistono attestazioni certe sulle origini della chiesa. Un autore locale, confondendo edifici e date, avanza l’ipotesi che il sito santuariale possa essere identificato con quel «monasterium Sanctae Mariae de Cornu» in territorio di Salandra citato nella bolla di papa Lucio III del 29 ottobre 1183 fra i possedimenti del vescovo di Tricarico. Si tratterebbe della stessa chiesa «Sanctae Mariae Virginis cum casale de Cornu» donata nel 1078 da Umfredo, conte di Montescaglioso, all’abbazia benedettina di S. Michele arcangelo della stessa città. A conforto di questa ipotesi, l’autore fa riferimento tra l’altro ad alcuni ruderi di fabbriche un tempo esistenti negli immediati pressi del santuario e al fatto che il termine latino “cornu” sia usato nel dialetto anche per indicare un’altura, un monte. In realtà, se la notizia del 1183 può essere ritenuta plausibile, quella del 1076 è invece da riferirsi ad una chiesa sita nel territorio di Pisticci e non di Salandra. Gli scavi archeologici effettuati negli anni Ottanta del XX secolo hanno permesso di rintracciare, in adiacenza all’attuale santuario, la struttura fondale di una chiesa monoaulata ed absidata attestante la redazione più antica dell’edificio. La struttura può essere datata ai secoli XI-XII e quindi compatibile con l’attestazione del 1183. Un bue pascolando nei pressi dell’attuale santuario spesso lasciava la mandria e andava ad urtare contro un albero. Al mandriano insospettito che lo aveva seguito apparve la Madonna, la quale disse di volere in quel luogo una cappella: come segno dell’apparizione, nel sito cominciò a scaturire dell’acqua. Secondo un’altra versione, un pastorello, mentre stava per abbattere un grosso albero, rinvenne nel tronco l’immagine della Vergine. Ricordo del miracolo sarebbe la fontana scaturente dal tronco mozzo di una quercia. Gli abitanti di Grottole avrebbero tentato di trafugare il simulacro della Vergine ma quando essi arrivarono sulla sponda del Basento, prima di valicare il fiume, la statua divenne talmente pesante che i trasportatori non ebbero più la forza di sostenerla. Intuendo la volontà divina, i trafugatori rinunciarono al loro sacrilego disegno. Un autore locale avanza l’ipotesi che il sito santuariale possa essere identificato con quel «monasterium Sanctae Mariae de Cornu» in territorio di Salandra citato nella bolla di papa Lucio III del 29 ottobre 1183 fra i possedimenti del vescovo di Tricarico. Nella visita di mons. Santonio del 1588 il santuario viene detto beneficio di libera collazione della mensa episcopale di Tricarico. Nel corso della santa visita effettuata nel 1794 si apprende che il santuario, trovato privo «fundatione et erettione in titulum», era stato dichiarato dal sovrano “cappellania laicale” e annesso pertanto al seminario di Tricarico.

75017 Salandra MT, Italy


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