Santa Maria Bangiargia o Angiargia

Edificio a pianta rettangolare con soffitto in legno. Ha subìto vari interventi di restauro. Alla chiesa è annessa una stanza che funge da ripostiglio.Descrizione: Nella chiesa di S. Maria Bangiargia, sull’altare maggiore, si trova la statua dell’Immacolata o di S. Maria. Non si conoscono elementi di datazione. E’ stata realizzata con la cosiddetta tecnica a cannuga (quest’ultima è una grossa canna di palude che, allargata all’estremità a forma di imbuto, viene usata nei paesi del Mediterraneo per la raccolta dei frutti del fico d’India). Dalla veste moderna, sorretta unicamente dalla succitata canna, affiorano il volto e le mani. Sul trespolo, nella parte inferiore della statua, compare il serpente. Altro simulacro di fattura contemporanea è quello di Maria bambina. E’ conservato nella parrocchia di S. Michele arcangelo e viene trasportato in processione nella chiesetta campestre durante la ricorrenza festiva. Secondo la leggenda è esistita anche una terza immagine, ormai scomparsa, della Madonna: la più antica. Si tratterebbe di una statua di legno di piccole dimensioni rinvenuta sottoterra. Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Navata, parete destra. Note sulla raccolta: Gli ex-voto presenti in S. Maria Bangiargia appartengono perlopiù al XX secolo. Il più antico e caratteristico è un dipinto a tempera su tavola, datato 1883. Un’iscrizione ci informa che la rappresentazione di vita campestre è stata realizzata da un pittore sardo di nome Antonio Tuveri. Tipologia degli ex voto: Tavolette dipinte, Protesi vere o rappresentate, Fotografie Conservazione attuale: Navata, parete destra.
Le notizie vengono tramandate oralmente.
Non sono state rinvenute attestazioni relative alla scansione cronologica del ciclo di vita del Santuario. La tradizione dice che esso sorse nell’XI secolo. Forse, nello stesso sito, fu fondato anche un monastero benedettino. Attualmente mancano notizie attendibili. Alla fondazione del Santuario campestre è legata un’antica leggenda secondo cui un carro carico di legna, guidato da un contadino che faceva ritorno a Collinas, sprofondò in un punto accidentato del terreno. Per estrarre il mezzo di trasporto, nonostante tutti i tentativi del carrettiere e delle persone accorse in aiuto, fu necessario scavare un’ampio fosso dal quale affiorò il pozzo romano (Su Bangiu), dotato di scalini di pietra e di tre nicchie coperte d’acqua. In una di esse trovava posto una piccola statua raffigurante la Madonna. L’effigie fu prelevata e depositata sopra il carro tra lo stupore generale dei presenti, i quali assistettero ad un altro singolare fenomeno: i buoi che trainavano il carretto, dopo un’iniziale tentennamento nel proseguire il cammino, indietreggiarono e corsero impetuosamente in direzione del bosco dove, successivamente, fu eretta la chiesetta di S. Maria Bangiargia di Collinas. Secondo un’altra remota tradizione, forse di origine pagana, attualmente osservata dagli abitanti di Collinas e da coloro che ne sono a conoscenza, vige il divieto di asportare qualsiasi parte della vegetazione appartenente al bosco sacro. Si tramanda, infatti, che chiunque osi violare volontariamente tale credenza venga colpito da un grande castigo. Si racconta, inoltre, che in una parete del Santuario siano state depositate le relique di due martiri, Miro e Casto. Secondo un’ulteriore leggenda, tra le rovine dell’ipotetico monastero benedettino, si conserva il telaio d’oro protetto dalla terribile musca maccedda. Attualmente, le indulgenze vengono concesse nei giorni in cui si festeggia S. Maria Bangiargia. La chiesetta campestre, probabilmente, fu sempre di pertinenza della parrocchia. Si tratta di un ente ausiliario denominato Società pastori. L’associazione, composta esclusivamente da allevatori di Collinas, si è occupata della salvaguardia sia del bosco sacro che del bagno romano. Quest’ultimo è, infatti, coperto da una tettoia che lo protegge da qualsiasi intervento esterno.

09020 Collinas VS, Italy


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