Basilica cimiteriale del tipo a deambulatorio o circiforme, lunga 66m e larga 28, scoperta occasionalmente nel 1991 e parzialmente portata alla luce mediante indagini archeologiche tra gli anni 1993-1996. L’edificio, realizzato in opera listata lungo il perimetro esterno e in opera laterizia nei pilastri che scandivano l’area tra la navata mediana e il deambulatorio, presenta un’intensa occupazione sepolcrale dei settori sottostanti il livello pavimentale; ad un gruppo di strutture di maggiore rilievo monumentale portate alla luce nel settore absidale della navata centrale, spazio chiaramente privilegiato, si giustappongono le preordinate file di formae che caratterizzano tutta l’area del deambulatorio. Le indicazioni cronologiche fornite dai materiali posti a corredo delle tombe orientano, per la prima fruizione dell’impianto, intorno ai decenni centrali del IV secolo, con evidenti rioccupazioni e rifacimenti almeno fino al VI-VII secolo. Contestualmente alla costruzione della basilica venne realizzata a nord, addossata alla curva della navatella, una struttura porticata, in fase con la quale venne previsto un sistema di canalizzazione per la raccolta delle acque intorno all’edificio; il portico, pure intensamente utilizzato per sepolture pavimentali, doveva presentare ampie aperture nel lato verso la chiesa, attestate da una fondazione discontinua atta a reggere pilastri, ed un muro settentrionale continuo, parzialmente portato alla luce, con aperture minori. Tale muro è caratterizzato da una chiara divergenza verso N-E rispetto a quello sud , un’anomalia planimetrica che può essere spiegata con il condizionamento di un tracciato viario retrostante, verosimilmente proprio la via Ardeatina. Il settore ad est della basilica è pure interessato da organismi funerari; nell’angolo tra questa e il portico venne inserito un mausoleo di pianta quadrangolare, di cui si conserva parte dell’alzato in opera listata e che i materiali emersi dallo scavo delle sepolture pavimentali permettono di inquadrare entro i primi anni del V secolo; a sud di questo, lungo il muro perimetrale della chiesa, si addossa una fila di tombe orientate in senso nord-sud. Proprio la tipologia dell’edificio, attestata a Roma in un numero ridotto di esempi tutti collocabili tra l’età costantiniana e la metà circa del IV secolo, ed i dati emersi dall’esame dei materiali rinvenuti nel corso dello scavo suggeriscono una cronologia dell’impianto entro la prima metà del IV secolo e inducono a identificare in questo la basilica fatta costruire da papa Marco nel 336 tra l’Appia e l’Ardeatina (Liber Pontificali I, p. 202)Descrizione: tomba/corpo Entrata in uso: tra l’anno 336 e l’anno 336 Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

La depositio episcoporum, compilata nel 354 (Valentini -Zucchetti, II, p. 15), ricorda la commemorazione del papa Marco (336)il giorno delle none di ottobre presso la sua tomba in Balbinae (coemeterio); il dato concorda con la notizia del Liber pontificalis, documento organizzato nel VI secolo spesso, per i papi dal IV secolo, sulla base di fonti ad essi contemporanee (Liber pontificalis I, p. 202:Qui etiam sepultus est in cymiterio Balbinae, via Ardiatina, quem ipse insistens fecit, pridie non(is) Octob(ris). Si può supporre che l’uso del santuario, come attestano anche dati dello scavo recente, si sia prolungato fino all’XI secolo, alla fine del quale un documento del XII secolo attesta la traslazione delle spoglie del pontefice prima in alcune località del Lazio meridionale, poi nella chiesa urbana del Campo Marzio (Acta Sanctorum, Octobris, III, Parisiis et Romae 1869, 891-903). Reliquie di San Marco furono rinvenute anche nella chiesa di San Marco a Piazza Venezia nel 1941 dal Ferrua: nel reliquiario era anche un’autentica in marmo con la scritta S(anctus) Marc(us) p(a)p(a) che venne giudicata assegnabile al XII secolo. La storia dell’edificio, del quale il papa Marco diventerà eponimo presumibilmente tra il VI e il VII secolo, con lo sviluppo del culto dei santi, è segnata da restauri papali: quello di Gregorio III (731-741), il quale rifece il tetto)Liber Pontificalis I, p. 420: basilicam beati Marci, sitam foris muros huius civitatis Romae, via Appia, eius tectum dirutum a novo refecit)e quello di Benedetto III (855-858), che omnia restauravit (Liber Pontificalis II, p. 147). Non si può escludere di riferire alla basilica di Marco anche un passo della biografia di Adriano I (772-795; Liber Pontificalis I, p. 500), nel quale si ricorda un restauro del tetto (a noviter ipsum tectum), delle navatelle (atque portica in circuitu) e di una struttura triarcuata (arcora vero tria, quae vetustissima erat) che suggerisce l’idea del triforio, di cui si sono rinvenuti i pilastri di fondazione nella navata centrale.

Piazza di S. Marco, 52, 00186 Roma, Italy


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