Nostra Signora delle Grazie

La chiesa ha conservato la sua tipologia architettonica originaria, (una valutazione generale e generica degli elementi architettonici e degli stilemi costruttivi dell’edificio fa dire che si tratta di una struttura realizzata in stile barocco, ma a riguardo sarebbe opportuna un’analisi e una stima più ponderata), pur avendo subito periodici interventi di riparazione e ristrutturazione: 1777, (esecuzione di importanti lavori di restauro, così come attesta l’iscrizione della facciata, dove, al cui proposito, leggiamo che in quell’anno la struttura cultuale fu addirittura fondata); 1844,(l’edificio versa in pessime condizioni, fatto che comporta l’interdizione della chiesa e la messa in opera di considerevoli interventi di riparazione a fondamenta, muri, volta; tinteggiatura delle pareti); 1882,(generici lavori di ripristino compiuti dai priori); 1885-1886, (poderoso intervento di ristrutturazione che rese necessaria la ribenedizione, 21 febbraio 1886, della chiesa: ne fa testo l’iscrizione apposta sulla facciata dell’edificio, dove si legge che l’edificio cadde il 5 aprile del 1885 e fu rinnovato nell’agosto del 1886). L’interno della chiesa è caratterizzato da una navata unica sormontata da volta a tre campate e da un presbiterio sopraelevato di quattro gradini rispetto al piano della navata. Lungo la parete destra di quest’ultima, nella parte mediana, si apre un’ampia cappella, (quella che all’esterno, occupa una parte della contigua via Piemonte); nella parete opposta, sempre nella parte mediana, si trova l’ingresso laterale della chiesa, (a cui si accede dalla via Sassari; l’ingresso principe dà invece sull’antistante piazza che dalla Madonna prende nome).Descrizione: Simulacro di dimensioni ridotte, circa 50 cm. d’altezza, collocato nella nicchia sovrastante l’altare. La Vergine è rappresentata con un espressione del volto marcatamente ieratica: lo sguardo è fisso innnanzi a sè e nessun sorriso ne addolcisce i lineamenti che tradiscono compostezza e severità. Non si possiedono documenti che ne attestino l’acquisto, e attualmente è ineseguibile la verifica diretta sul simulacro dell’esistenza di un eventuale data o firma apposta dell’artista esecutore. Di conseguenza è impossibile fornire elementi di datazione, ma le fattezze dell’opera e soprattutto i lineamenti del viso tradiscono una certa modernità. Un fatto da sottolineare è l’assenza del Bambin Gesù che solitamente accompagna le rappresentazioni della Beata Vergine. Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Lungo le pareti della chiesa, nella sagrestia, sul simulacro della Madonnna. Note sulla raccolta: L’impossibilità di visionare direttamente gli oggetti non consente di fornire elementi per una collocazione temporale degli stessi. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria, Figurine antropomorfiche, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari Conservazione attuale: Casa parrocchiale.

La prima data si riferisce alla prima attestazione documentaria del santuario, che venne costruito sicuramente dopo il 1602, dal momento che non compare in una relazione svolta in quell’anno da un canonico locale. Venne fondato per volontà di un certo Giovanni Stefano Porcu. Le pubblicazioni consultate, al pari del materiale documentario reperito, non hanno dettato lumi riguardo la leggenda di fondazione del santuario, così come una ricerca sul campo condotta personalmente presso gli anziani del paese non ha rivelato niente in proposito. Prima metà del secolo XVII: edificazione della chiesa; 1777: importante intervento di restauro; 1844: interdizione della chiesa causa degrado e conseguenti lavori di ripristino delle strutture; 1858: la chiesa viene adibita a edificio scolastico; 1885-1886: nuova considerevole opera di restauro. Nel 1999 la curia vescovile ha riconosciuto la chiesa santuario giubilare; di conseguenza otterranno indulgenza plenaria tutti quei pellegrini che si recheranno nel luogo di culto durante la novena e la festa. L’anno indicato fa riferimento alla prima attestazione documentaria dell’esistenza del santuario. Poichè la sua edificazione è sicuramente successiva al 1602, (non compare infatti nella relazione del Canonico Sanna risalente a tale anno), dobbiamo pensare che l’edificio, fin dalla sua erezione, fu sempre giurisdizionalmente sottoposto al parroco siniscolese titolare della parrocchiale di San Giovanni Battista, chiesa assurta a tal grado alla fine del secolo XVI, (l’anno preciso è il 1583). Fino a questa data la funzione di parrocchia era svolta dalla chiesa di Sant’Anastasia, edificio di remota edificazione caduto in disgrazia nel Cinquecento in quanto localizzato fuori dallo spazio cittadino delimitato dalle mura difensive). Anche in questa circostanza l’indicazione cronologica fa riferimento alla prima attestazione documentaria dell’esistenza del santuario. In ogni caso, tale incombenza è sempre svolta dal parroco. Si tratta di un priorato femminile che durante l’anno, e in modo particolare nel periodo della novena e della festa, si occupa non solo della manutenzione, della preparazione e l’arredo del santuario, ma anche di taluni aspetti liturgici e religiosi legati alle celebrazioni. D’altro canto, l’organizzazione della festa, e in particolare l’allestimento e la conduzione di tutte quelle manifestazioni civili che fanno da contorno alla celebrazione religiosa, è un aspetto curato da un comitato paesano aperto a entrambi i sessi. A proposito del priorato femminile, è bene sottolineare che non esiste uno statuto che ne regoli l’operato, mentre è d’uso una particolare consuetudine nella nomina annuale della priora. Il tutto avviene tramite un sorteggio, svolto il lunedì mattina seguente la giornata della festa, ricordiamo che cade la seconda domenica di ottobre, subito dopo la messa delle ore 10 celebrata nel santuario dal parroco fra le componenti del priorato: ai foglietti contenenti il nome di ciascuna e posti all’interno di un catino, si aggiunge un foglietto con su scitto il nome della Madonna; colei che verrà estratta di seguito al foglietto della Madonna sarà ritenuta la prescelta per ricoprire il ruolo di priora sino all’anno seguente. Costei avrà il ruolo di coordinare il lavoro del priorato, organizzarne e dirigerne l’operato, tuttavia senza mai assurgere ad una posizione di preminenza rispetto alle altre: si tratta, in sostanza, di una prima inter pares. Il rituale di elezione appena descritto pone fine e suggella definitivamente tutti i festeggiamenti riservati alla Madonna in quell’anno. Si tratta di un compatronato, probabilmente detenuto dagli eredi dell’originario fondatore, esteso a quattro famiglie: i Carta, i Loy, i Farris, i Pugione, anch’essi impegnati a più riprese in opere di restauro e rifacimento della chiesa. Il santuario era sotto il patronato del fondatore, tal Giovanni Stefano Porcu, il quale oltre lo jus patronatus in senso stretto, possedeva lo jus sepeliendi. L’attestazione più remota di tale situazione ci è fornita dal questionario del Corongiu. In aggiunta, il medesimo documento, specifica che la chiesa non fu dotata di patrimonio, per lo meno in base a quanto sapeva l’estensore stesso del documento, e che la cura materiale dell’edificio era a carico degli eredi del fondatore stesso, sui quali gravava inoltre l’organizzazione della festa.

08029 Siniscola NU, Italy


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