La semplice facciata a intonaco, rettangolare con timpano soprastante, ancora visibile in fotografie d’inizio secolo, fu modificata nel 1946, su iniziativa del canonico don Rodolfo Piglione. Si aggiunsero allora due campanili laterali e un piccolo portico e la parte superiore della facciata fu affrescata con la scena dell’Ascensione. In quell’occasione fu anche distrutta la cupola conica su cui si impostava l’antico campanile cilindrico dell’edificio.Descrizione: Spina della corona di Cristo Reliquia: Oggetti specifici Descrizione: Madonna con Bambino di ispirazione tardo-trecentesca, di autore anonimo, più volte rimaneggiata. Il Bambino è in atteggiamento benedicente e tiene nella mano sinistra un uccellino: sia lui sia che la Madre hanno il capo avvolto da un’aureola tonda, lavorata a foglia d’oro. Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: In un’abside del XV secolo, forse corrispondente alla parte finale del primo edificio medievale (orientato verso est, mentre quello attuale è orientato verso nord) e che attualmente corrisponde alla cappella laterale sinistra del santuario. Note sulla raccolta: Ex voto dal XVII secolo a oggi. Il più antico ex voto ricordato (ora disperso) era un quadretto ad olio del 1625, firmato da un certo Giovanni Battista Rocca. Tipologia degli ex voto: Tavolette dipinte, Oggetti vari Conservazione attuale: Nel santuario
Probabilmente il santuario risale al XIV secolo, tuttavia la prima notizia documentaria è del 1585. Il santuario cessò la sua attività a causa della chiusura del contiguo monastero cistercense che nel 1797 contava solo sei frati. Nel 1831 l’intero complesso fu affidato alla congregazione di Carità che fu costretta a venderlo per mancanza di fondi al privato Francesco Farò. Costui avrebbe voluto demolirlo per farsi costruire un castello, ma il progetto non andò in porto, così come quello più tardo, del 1885, proposto ai nuovi proprietari (la famiglia Monge) dal consiglio comunale di Pralormo di installarvi una scuola pratica di agricoltura. Nel 1873 il santuario fu riaperto al culto.
Secondo la tradizione, in seguito alla distruzione del borgo di Cerreto a opera degli astigiani nel XII secolo, la popolazione d’esso si trasferì a Pralormo. In località Cerreto rimase solo un pilone votivo dedicato alla Madonna e sul quale era dipinta la sua immagine, col Bambino. A causa dell’abbandono e dell’incuria, intorno a esso crebbero cespugli di rovi che finirono col ferire l’occhio sinistro della Madonna; alcuni viandanti si accorsero che l’occhio ferito sanguinava miracolosamente e la voce del prodigio si sparse nei dintorni dando vita a un grande afflusso di fedeli. In seguito a ciò, i pralormesi decisero di ripulire la zona dai rovi e di edificare una cappella e l’occhio della Vergine cessò di sanguinare.
Si ha una versione lievemente diversa circa la tradizione del miracolo dell’occhio sanguinante. Secondo quest’ultima, la spina che lo aveva ferito fu tolta da un uccellino, non avendo gli uomini il coraggio di intervenire in un simile prodigio. Il gesto dell’uccellino fece capire ai pralormesi che la Madonna desiderava una devozione più attiva e li indusse a costruire la prima chiesetta che, da allora, prese il nome della Spina. Va riportata anche l’esistenza di una tradizione recente, ma assai significativa per far comprendere la devozione ancora oggi legata a tale santuario: la popolazione di Pralormo attribuisce all’intercessione della Madonna lo scampato pericolo dalla terribile alluvione del Piemonte del novembre 1994. Diverse case della zona, infatti, minacciavano di essere travolte dalle acque del lago artificiale sottostante il santuario, essendo in procinto di spezzarsi la diga di protezione del bacino idrico. Ma ciò non accadde.
15 agosto 1934: indulgenza concessa dal vescovo di Asti Umberto Rossi a chiunque avesse recitato la preghiera dedicata alla Madonna della Spina.
Dal 13 gennaio 1991 il monastero è abitato da una comunità di circa sessanta monache cottolenghine di clausura devote del Preziosissimo Sangue di Gesù e a esse pertiene tuttora la cura del santuario.
Le Filippine gestirono nel vicino monastero una casa per le vacanze estive di orfane torinesi. Il 13 febbraio 1971 il loro ordine si fuse con quello delle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, ma per qualche anno, le Filippine restarono ancora a Pralormo, lavorando anche nella scuola materna del paese.
Tra il 1873 e il 1939 il santuario fu retto da un apposito cappellano nominato dal parroco di Pralormo.
I Cistercensi rimasero nel santuario sino al 1797.
Durante la cura dei Trinitari i possedimenti del santuario e del monastero furono accresciuti tramite alcune donazioni.
Il patronato cistercense cessò nel 1797.
Str. del Santuario, 20, 10040 Madonna della Spina TO, Italy
Beata Vergine della Spina
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