Beata Agnese da Sarsina (in Santa Maria Assunta)

Interventi quattro-cinquecenteschi.Descrizione: Neri di Bicci (Firenze, 1419-1492), Assunzione della Vergine e i Santi Tommaso, Benedetto, Giovanni Battista, Pietro, Paolo, Agnese e Romualdo (1468), cm 270×230: la tavola fu commissionata dall’abate Benedetto Tenaci. Entrata in uso: nell’anno 1468 Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: all’interno della chiesa Note sulla raccolta: pochi pezzi Tipologia degli ex voto: Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria Conservazione attuale: Scomparsi

Creditur e narrant: entro lo spazio di questi verbi si colloca la vicenda della beata, ritenuta dalla tradizione patrona delle terme di Bagno. La Historia Camaldulensis (1579) di A. Fortunio, gli Annales Camaldulenses (1785) di J. B. Mittarelli e A. Costadoni, lo Spicilegium Benedictinum (1896) e la Bibliotheca Sanctorum (I, 1961) tutto sommato concordano nell’ammettere la pochezza dei dati storici e la forte evanescenza di questa beata. Se Agnese da Sarsina (o da Bagno) sia davvero esistita è difficile a dirsi: comunque la sua vicenda terrena è collocata nel sec. XII, dunque coeva a quella della beata Giovanna (le due, del resto, appaiono sempre in stretta, speculare connessione e in contaminatio). Gli Annales Camaldulenses raccontano che alla fine del XV secolo Benedetto Tenaci, abate di Bagno, riuscì a ritrovare il corpo della beata Agnese, che si ritiene fosse originaria di Sarsina, e riposa nella chiesa del castello di Pereto, per essere trasportata nell’abbazia, dov’è il suo altare, che, dagli abitanti di Bagno, è oggetto di grande devozione. Raccontano infatti che, nel giorno della sua nascita, le acque dei bagni mandino una luce insolita e crescano di livello. Ma a causa di alcuni contrasti che sono sorti la cosa non si è portata a termine. È stato giustamente detto che, così facendo, l’abate Tenaci dava corpo ad uno sdoppiamento della figura della vergine romana Agnese (una delle figure più note dell’agiografia e dell’iconografia medievale), che qui, a Bagno, forse in virtù di un’antica presenza iconografica, acquistava le vesti di una locale eremita, forse compagna della beata Giovanna con cui avrebbe condiviso le tavole d’altare e gli onori patronali. L’ agnus che, nomen-omen, indicava la purezza della martire, sarebbe divenuto cane, protagonista della miracolosa inventio delle acque terapeutiche… Resta il fatto che al nome di Agnese si associano spesso le acque termali e che in Bagno un culto per la vergine romana doveva essere antico e radicato al punto di determinare la superfetazione di una Agnese indigena (Anna Benvenuti). Sta di fatto che l’iconografia dell’Agnese bagnese corrisponde a quella dell’Agnese romana. Nel 1518 si ha la prova documentata che la Comunità di Bagno ha acquisito la beata Agnese al patrimono collettivo, e per la sua festa paga l’abate; le terme sono una pubblica risorsa, e dunque anche la loro protettrice può a ben diritto entrare fra le voci di spesa pubblica. Ecco perché lo stabilimento termale di Bagno (le sorgenti termali scaturiscono in più punti della riva sinistra del Savio da una formazione marnosoarenacea miocenica, ad una temperatura di 43-45°C) è a lei dedicato (secondo una tradizione le terme furono trovate da Agnese con l’aiuto di un cagnolino, mentre secondo un’altra fu un agnello ad aiutarla; è una leggenda derivata dal culto di una ninfa connessa con le terme? è la trasposizione cristiana del culto della ninfa sarsinate invocata da Marziale, IX, 58?). Le sue spoglie sarebbero custodite sotto l’altare maggiore della chiesa di Pereto (diocesi di Pennabilli-Montefeltro). Una variante della leggenda si conserva in un volume manoscritto della pieve di Monte Sorbo, per cui cf. Fonti Archvistiche e Manoscritte: Ar. parrocchiale a Ciola di Mercato Saraceno (archivio della parrocchia di Monte Sorbo), Status animarum, vol. II, pp. 79-82. Si ha per tradizione che nel giorno creduto dai popoli suo natalizio [21 gennaio, dies natalis] le acque de’ bagni risplendano con prodigiosa luce e crescano visibilmente oltre la consueta misura. La sua festa si celebra per pubblico decreto municipale della terra di Bagno e di Pereto ove è invocata qual mediatrice di guarigione a favore di coloro che ne’ bagni infermi si immergono (Spicilegium Benedictinum). Ancora nel 1740 un medico, Domenico Vaccai, riporta la tradizione che vuole la beata Agnese figlia di un nobile di Sarsina e scopritrice delle terme di Bagno. A sud di Bagno, nel monte della Crocina, vi è un anfratto di roccia, detto il sasso di S. Agnese, dove la tradizione voleva che la santa avesse trovato ospitalità mentre vagava per i monti.

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