Santa Maria di Pierno

L’edificio subì una prima ristrutturazione tra il 1189 ed il 1197, nel corso della quale furono sostituite le tre coppie centrali di pilastri quadrangolari con altrettante colonne a rocchi di reimpiego decorate con dipinture arabescate, fu realizzata una nuova configurazione architettonica dello spazio interno con l’introduzione di nuove decorazioni scultoree e fu aggiunto il protiro quadrangolare d’ingresso. Intorno alla metà del XVI secolo la chiesa, gravemente danneggiata dai terremoti del 1456 e del 1466 che avevano provocato il crollo di tutta la parte absidale e della facciata, subì una nuova ristrutturazione grazie all’iniziativa del principe-patrono Luigi de Leyva: nell’antica zona absidale venne aggiunto un nuovo corpo di fabbrica ad unico ambiente quadrangolare originariamente concluso da una parete piatta. Più tardi ancora, forse nel XVIII secolo, all’aula fu annessa un’abside semicircolare; nel secolo successivo fu riproposta la precedente soluzione terminale piatta con la richiusura della paretDescrizione: La scultura lignea policroma risale alla seconda metà del sec. XVIII. Di ignote maestranze meridionali, è esemplata sulle consuete produzioni in ambito napoletano del sec. XVIII. Raffigura la Vergine in piedi che regge il Bambino benedicente assiso su un ginocchio. La Madonna è avvolta da un manto stellato. Entrata in uso: tra l’anno 1700 e l’anno 1799 Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Alcuni documenti del XIX ci riferiscono della presenza di ex-voto appesi alle pareti del santuario. Note sulla raccolta: Già alcuni documenti del XIX ci riferiscono della presenza di molti antichi ex-voto. La raccolta che attualmente si conserva comprende solo ex-voto del XX secolo. Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria, Figurine antropomorfiche, Protesi vere o rappresentate, Oggetti vari, Fotografie, Altro Conservazione attuale: In un prefabbricato nei pressi del santuario.

Prima della costruzione dell’attuale edificio esisteva una primitiva chiesa che nel 1141 il vescovo di Rapolla Ruggero donò al monastero benedettino femminile di S. Salvatore al Goleto, della Congregazione di Montevergine, attualmente nei pressi di S. Angelo dei Lombardi (AV). Dimorando in preghiera nei pressi del monte Pierno, san Guglielmo da Vercelli vi avrebbe scoperto, richiamato da un bagliore, una statua della Vergine nascosta nel cavo di una roccia. (Secondo un’altra versione, la statua sarebbe stata ritrovata nel cavo di un grosso faggio.) La statua sarebbe stata nascosta in quel punto da alcuni monaci italo-greci che, nel X secolo, avrebbero dimorato nella zona di Pierno-Santa Croce dando origine ad un insediamento lauriotico. I monaci, messi in fuga da pirati saraceni, avrebbero nascosto la statua nel cavo roccioso. Nel passato, durante la veglia notturna del 15 agosto, caratteristiche danze si svolgevano davanti ai “cerrigli”, capanne di ramaglie costruite nel bosco vicino al santuario per riparo, alla luce di fuochi notturni e al suono dell’organetto. Durante la giornata del 15, quando la statua giunge nel castagneto, vengono sparati mortaretti e fuochi artificiali. Dopo si svolgono lauti banchetti consumati in gruppi familiari, balli al suono di organetti. Durante la festività si svolge una grande fiera, legalmente istituita nel 1873. L’antica chiesa venne riccamente dotata di beni dalla famiglia normanna dei Balvano, signori di Armaterra, nel cui territorio era situata. Dall’8 settembre 1976 il santuario passò sotto la giurisdizione della diocesi di Melfi-Rapolla, alla quale il 30 settembre 1986 fu aggregata anche quella di Venosa. La nuova diocesi assunse così la denominazione di Melfi-Rapolla-Venosa. Con bolla concistoriale del 5 gennaio 1895 venne sancita sulla chiesa -da tempi antichi nullius diocesis- la giurisdizione del vescovo di Muro. Nel 1183 il vescovo di Rapolla Uberto concesse al santuario la grazia dello ius pontificale: la chiesa diventò nullius diocesis. E’ probabile che allorquando, già verso la fine del XV secolo, la dipendenza dal Goleto cominciò a venir meno, nella cura spirituale del santuario subentrasse il clero della chiesa ricettizia di S. Maria della Quercia di San Fele. Anche se le ultime ricerche lo farebbero pensare, non si può dire con certezza se, durante il periodo di dipendenza dal monastero di S. Salvatore al Goleto, a Pierno si sia insediata una comunità di monaci della Congregazione di Montevergine. Tra il marzo e l’aprile del 1175 alcuni documenti attestano la presenza del priore Angelo e del sacerdote Bartolomeo. La bolla concistoriale del 5 gennaio 1895 sancì la dipendenza della chiesa dal vescovo di Muro. Il 21 giugno 1782 la Curia del Cappellano Maggiore dichiarò la badia di Pierno di regio patronato. Il Tribunale della Sacra Romana Rota dichiarò la chiesa di libera collazione, ed il 15 ottobre 1616 Paolo V la conferì in commenda al cardinale Ottavio Belmusto. A quest’ultimo succedettero, in qualità di abati commendatari, altri cardinali. Nel 1514 Leone X conferì la chiesa in patronato a Troiano II Caracciolo, principe di Melfi e signore di Atella e San Fele. Quando nel possesso di Atella e San Fele subentrarono i signori de Leyva, principi di Ascoli, ad essi fu confermato il patronato sulla badia. Nel 1141 il vescovo di Rapolla Ruggero donò la chiesa al monastero di S. Salvatore al Goleto della Congregazione di Montevergine.

Strada Provinciale Bosco della Pietra, 85020 Pierno PZ, Italy


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