Edificio a pianta ottagonale, orientato, con sedime posto su pianoro rialzato. Profondo presbiterio rettangolare, forse corrispondente all’aula della chiesetta precedente, piccola cappella sulla destra. Torre campanaria retrostante in asse al presbiterio in cui parzialmente inglobata, coperta in pianelle carniche profilate da coppi. Portico antistante dal tetto a tre falde con embrici su quattro pilastri lapidei chiuso da muretto perimetrale con varchi di apertura a occidente e a meridione. Ampio portale in pietra modanata tra due basse finestre quadrate e oculo di facciata L’interno ottagonale con ingresso secondario a meridione sormontato da finestra rettangolare; una bifora gotica sul lato occidentale della cappella a settentrione voltata a crociera. Il soffitto piano con bassa cornice perimetrale. Finestra oppilata sulla parete a settentrione in prossimit dell’altare. Il presbiterio, rialzato di un gradino, prospetta tramite l’arcosanto ogivale impostato su plinti;voltato a crociera, due le finestre rettangolari a meridione. Nella parete settentrionale la porta della sacrestia. La pavimentazione in lastre lapidee disposte trasversalmente all’ingresso; lastra tombale centrale.Aula ottagonale e presbiterio rettangolare con un unica cappella sul lato sinistro; portico a padiglione [MARCHETTI p. 44]. La struttura originaria, pur danneggiata nei terremoti del 1700 e del 1976, non ha subito modifiche.Descrizione: La Madonna, incoronata, sorregge il Bambino con il braccio destro. Dietro a loro veglia un angelo. Altri due cherubini sono posti ai vertici superiori della tela, datata 1706. Sulla base dell’iconografia settecentesca, che sostitu la primitiva stampa dell’inizio del Seicento, esiste un santino settecentesco. Entrata in uso: tra l’anno 1700 e l’anno 1700 Epifania: Madonna col Bambino Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: Appesi alle pareti del santuario. Note sulla raccolta: La prima delle 17 tavolette lignee è del 1621 e giungono fino al 1875. Posteriori cronologicamente sono i ricami e le tavolette Per grazia ricevuta. Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Tavolette dipinte Rinvio a pubblicazioni o descrizioni a stampa: Le 17 tavolette lignee sono riprodotte in Moro 1970, pp. 95-110 (tavv. LIII-LXVIII); ed in Moro 1994 p. 604 (fig. 8). Le schede 1, 4, 14, 68 e 76 della Sgubin riproducono a colori e descrivono gli ex voto editi da Moro 1970 rispettivamente alle tavv. LIII, LIX, LVII, LXIII, LXV. La scheda 62 corrisponde invece a Moro 1994, p. 604 (fig. 8). Recentemente alcuni ex-voto ottocenteschi sono stati attribuiti ad Antonio Micolini, pittore di Invillino ed a don Pietro Bonanni, pittore di Raveo (Moro 1998).
XIV (preesistenze intero bene)<br><br>La chiesa insiste sulle rovine di un edifico preesistente del Trecento.Don Paolo Migneo, pievano di Enemonzo, sotto la cui giurisdizione era soggetto anche Raveo, il 3 luglio 1614 testimoni di fronte alla Curia udinese a proposito dell’esistenza di un capitello, oggetto di voti e venerazione da parte di numerosi pellegrini, contenente l’immagine della Madonna. Gli abitanti di Raveo avevano ottenuto dal patriarca l’11 maggio 1619 la licenza di erigere la chiesa al posto del capitello. I lavori, cominciarono il 5 giugno successivo, grazie anche alle ingenti somme raccolte con le elemosine (600 ducati) e si conclusero in tempi stretti. Per tale motivo consideriamo il lasso di tempo compreso tra 1614 e 1620 quale data di inizio del santuario.
Il santuario venne costruito nel 1620 sul luogo dove, almeno dal 1614, i devoti rivolgevano le loro preghiere ad una stampa della Madonna. Al tempo gi da due anni si praticavano delle orazioni per allontanare la febbre e si erano pure verificati i pellegrinaggi con i bambini nati morti per ottenerne la resurrezione temporanea e somministrare loro il battesimo. La presenza dei romiti poco lontano dal santuario dal 1686 fino alla loro soppressione nel 1810, consent almeno dal 1718 una custodia vigile del santuario. La loro funzione di educatori consent l’allargamento della conoscenza del santuario, in particolare nel Canale di Gorto e nella Valcalda. Attualmente al santuario si rivolge in modo particolare la comunit di Raveo, che ne ha curato i restauri dopo il sisma del 1976.
La comunit di Raveo divenne parrocchia solo nel 1875, dopo un acceso conflitto con Enemonzo, alla quale pieve era soggetta. La giurisdizione del santuario spettava dunque alla Pieve dei Santi Ilario e Taziano di Enemonzo, almeno fino alla fine dell’Ottocento.
Il 26 giugno 1626 il vicario generale concedeva un cappellano stabile al santuario. Nel marzo del 1627, a seguito della visita pastorale e su pressione del pievano di Enemonzo, al cappellano venne proibito di celebrare nella chiesa di San Floriano di Raveo. Questo permesso gli venne accordato di nuovo l’anno dopo, ma quando la nomina del cappellano stesso era ritornata nelle facolt del pievano, e ci fino al 1875. Dal 1718 il Comune di Raveo, proprietario del santuario, affid la sua custodia al piccolo gruppo di romiti che abitavano poco lontano, in cambio di 5 ducati annui. Ad essi per era proibito celebrare all’interno del santuario, anche le loro orazioni quotidiane.
La nomina del pievano di Enemonzo, che nominava a sua volta il cappellano di Raveo, spettava all’assemblea dei capi famiglia del Comune di Enemonzo, probabilmente con il concorso delle comunit annesse alla pieve, fra le quelli Raveo.
33029 Raveo UD, Italy
Beata Vergine del Monte Castellano di Raveo
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